Si tratta di agenti e funzionari, le violenze sui detenuti riprese dalle telecamere di videosorveglianza
Detenuti fatti inginocchiare e poi presi a manganellate in testa, alle gambe. Nelle parti intime. Schiaffi, calci e spintoni. Colpi che non hanno risparmiato nemmeno un uomo in sedia a rotelle. Il tutto per quattro interminabili ore. Sono gli abusi ripresi dalle telecamere di videosorveglianza del carcere ‘Francesco Uccella’ di Santa Maria Capua Vetere, violenze per le quali la Procura ha chiesto al Gup il rinvio a giudizio per 107 persone, tra cui poliziotti della polizia penitenziaria e funzionari del Dap. I fatti risalgono al 6 aprile del 2020. In totale gli indagati erano 120.
I reati ipotizzati sono abuso di autorità, tortura, lesioni e falso in atto pubblico. La Procura non ha chiesto il rinvio a giudizio per uno solo dei 108 indagati dell’udienza preliminare: si tratta di un agente per il quale è stato chiesto il proscioglimento, poiché ha dimostrato di non essere presente il giorno delle violenze. Due imputati hanno richiesto di poter accedere al rito abbreviato. Gli altri, per il momento, proseguiranno con l’ordinario.
L’inchiesta è partita subito dopo le segnalazioni – tra le quali la denuncia dell’avvocato Carmine D’Onofrio, difensore di tre carcerati – di episodi di violenza avvenuti all’indomani delle proteste dei reclusi, preoccupati dal Covid che iniziava a girare tra le mura della prigione. Il giorno dopo 300 agenti, provenienti anche da altri istituti campani, entrarono nel carcere picchiando i detenuti per oltre 4 ore. Gli abusi sono stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza e quelle immagini, finite sui media, hanno scatenato sdegno e riprovazione. Il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, e quello regionale Samuele Ciambriello, nell’udienza preliminare, si sono costituiti parte civile.
“Penso che casi di questo genere non dovevano certo succedere”, fu il commento del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in visita a Caserta lo scorso luglio, che ribadì la sua “ferma condanna” a quanto successo, specificando però che non si dovesse penalizzare l’intero corpo della polizia penitenziaria “per l’attività di pochi che non hanno avuto il senso delle regole”. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Giustizia Marta Cartabia, sempre lo scorso luglio, decisero di visitare il carcere. “Non può esserci giustizia dove c’è abuso. E non può esserci rieducazione dove c’è sopruso”, furono le parole del premier. “E’ stata tradita la Costituzione”, il commento della Guardasigilli.
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