“Quando solo un anno fa il Parlamento europeo ha votato la legge sul clima ha preso l’impegno preciso di ridurre le emissioni climalteranti del 55% entro il 2030. Con il duplice obiettivo di contrastare il cambiamento climatico e di innovare il nostro sistema produttivo e renderlo proprio perché più efficiente e più sostenibile, anche più competitivo. Oggi c’è una terza ragione dopo la guerra in Ucraina che fa sì che quell´impegno sia ancora più stringente: ridurre la nostra dipendenza dall’importazione di fonti fossili che rende i nostri paesi più vulnerabili e sposta la ricchezza fuori dall’Europa”. Così l’europarlamentare del Partito democratico, Simona Bonafè, nel suo intervento durante la plenaria di Strasburgo sul pacchetto ‘Fit For 55’.
“La revisione della Direttiva Ets e l’introduzione del nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere rappresentano due fra i pilastri fondamentali per raggiungere questi obiettivi. Sono, infatti, strumenti necessari per accelerare la decarbonizzazione del nostro sistema industriale e impedire al tempo stesso alle produzioni extra Ue non soggette a meccanismi di controllo o riduzione delle emissioni di spiazzare la concorrenza interna con costi di produzione più bassi”, continua Bonafè.
“A quanti in questo emiciclo con scuse pretestuose vogliono mettere nel cassetto il Pacchetto Fit for 55, rispondiamo che senza la transizione ecologica ed energetica non si esce dalla dipendenza dalle fonti fossili dall’estero, dall’aumento del costo delle bollette dei cittadini e delle imprese, non si garantisce un ambiente più sostenibile per le future generazioni. Ecco perché abbiamo bisogno di una legislazione chiara, ambiziosa e lungimirante con tempi e obiettivi precisi, che dica alle nostre industrie, ai nostri partner commerciali e ai cittadini qual è la direzione di marcia che l’Europa intraprende e sulla quale non intende tornare indietro”, conclude.