Caso Willy, Marco Bianchi: non l’ho toccato. La madre della vittima: non si è ucciso da solo

In udienza in Corte d'Assise a Frosinone le dichiarazioni di uno dei due fratelli accusati dell'omicidio del giovane Willy Monteiro

  “Ho perso mio figlio e di sicuro non si è ucciso da solo, qualcuno è stato. Per il resto non c’è niente da commentare”. Poche parole nette, con un filo di voce, sono quelle di Lucia, madre di Willy Monteiro Duarte, mentre lascia il tribunale di Frosinone al termine dell’udienza nel processo per l’omicidio del ragazzo. La seguono alcuni parenti e un gruppo di mamme di Paliano, dove la vittima viveva con la famiglia: indossano magliette bianche, con la scritta “Ciao Willy”, hanno seguito l’intero procedimento e saranno in aula anche il 4 luglio, giorno in cui è attesa la sentenza della Corte d’Assise, sui quattro imputati.

 Giovedì è stata la volta della difesa dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, i due appassionati di mma accusati di aver pestato a morte il ragazzo, e l’udienza si è aperta con le dichiarazioni spontanee del primo, che ai giudici ha detto: “Willy non l’ho toccato nemmeno con un dito”. “Non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa – ha proseguito parlando in aula – Willy merita giustizia come la merita la sua famiglia, vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto. Io sogno ancora di tornare dalla mia famiglia e crescere mio figlio”. Per lui e il fratello, Marco Bianchi, la procura di Velletri chiede la condanna all’ergastolo, mentre 24 anni di carcere sono stati chiesti per Mario Pincarelli e Marco Belleggia, accusati di concorso nell’omicidio.

 Secondo il difensore dei Bianchi, Massimiliano Pica, “nessuno dei 25 testimoni oculari poteva vedere con chiarezza quanto successo la notte del pestaggio” perché era buio e “c’era troppa gente presente”.
Durante l’arringa di quattro ore è stata mostrata una ricostruzione del luogo del pestaggio, con foto e diapositive, in un’aula gremita, con i familiari e tanti amici della vittima.

 I pm, Francesco Brando e Giovanni Taglialatela, non hanno dubbi sul fatto che il pestaggio che ha ucciso Willy, la notte del 6 settembre 2020, a Colleferro, sia partito proprio dai fratelli di Artena: “L’azione nasce da Marco e Gabriele Bianchi ma poi si salda con l’azione di Belleggia e Pincarelli e diventa una azione unitaria”, hanno spiegato il 12 maggio scorso, nella requisitoria. Un’azione violenta di branco, con “colpi tecnici dati per fare male, assestati con violenza per causare conseguenze gravissime” contro il ragazzo “utilizzato come un sacco di pugilato”, hanno detto i magistrati, in “un’aggressione becera, selvaggia”, che lo ha ucciso, a 21 anni, in una strada di Colleferro.