Una scelta attesa da tempo, dopo mesi di tensioni e contrasti che hanno diviso l'ufficio

 È Marcello Viola il nuovo Procuratore di Milano. Prende il posto di Francesco Greco, andato in pensione lo scorso novembre. Viola, attuale procuratore generale di Firenze, ha ottenuto 13 voti, mentre il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli ha ottenuto 6 preferenze e il procuratore di Bologna Giuseppe Amato ne ha avute 3. Tre gli astenuti. È la prima volta che viene scelto un “papa straniero” a capo di una delle procure più importanti d’Italia: finora il Csm aveva sempre optato per candidati che già lavorassero nel capoluogo lombardo.

 “Sono onorato e ringrazio il Csm per questa nomina così importante”, ha detto Viola dopo la nomina, sottolineando come “quello di guidare la Procura di Milano sia un incarico particolarmente delicato, ma metterò il massimo impegno nello svolgere il ruolo direttivo che mi è stato assegnato, come ho sempre fatto”.

 Quella del nuovo Procuratore di Milano era una scelta attesa da tempo, dopo mesi di tensioni e contrasti che hanno diviso l’ufficio, attualmente guidato dal procuratore facente funzioni Riccardo Targetti, che il 15 aprile andrà in pensione. Tanti i casi che hanno visto i pm milanesi contrapporsi, dai verbali dell’ex legale esterno di Eni sulla Loggia Ungheria, al falso complotto Eni.
 
 E proprio per questo molti consiglieri, nel corso della discussione di questa mattina del Plenum del Csm, hanno chiesto di scegliere una figura “in discontinuità” con la precedente gestione dell’ufficio, come ha riassunto il consigliere Nino Di Matteo nel suo intervento.

 Viola, 65 anni, era dato favorito fin dalla vigilia. È entrato in magistratura nel 1981 e la sua carriera è iniziata all’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, dov’è stato affidato per il tirocinio al giudice Rocco Chinnici. La sua carriera è stata caratterizzata da importanti incarichi nella lotta alla mafia, tra cui quello di pm a Palermo e procuratore a Trapani, fino ad approdare, nel 2016, alla procura generale di Firenze.

 A “fare le spese” del clima di ostilità che nell’ultimo periodo si respirava in Procura a Milano, è stato l’unico candidato “interno”, l’aggiunto Maurizio Romanelli. Il suo arrivo al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano li ha fatto nel 1992,  quando è entrato a far parte della Direzione distrettuale antimafia, seguendo da vicino le grandi inchieste sull’espansione della ‘ndrangheta al Nord Italia. Nel corso della carriera si è occupato a lungo anche di contrasto al terrorismo jihadista. E dopo essere stato per un periodo il vicario del Procuratore nazionale antimafia, dal 2019 coordina il dipartimento che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. Negli ultimi mesi sotto la sua guida sono nate alcune delle inchieste più delicate che coinvolgono il mondo politico, come quelle su Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle, oltre alle indagini sulle plusvalenze dell’Inter e quelle sui docenti universitari e i concorsi truccati.

 Il terzo candidato era il Procuratore di Bologna Giuseppe Amato. Era l’unico dei tre candidati ad avere all’attivo tre incarichi direttivi, prima a Pinerolo, poi Trento e poi nel capoluogo emiliano – dove ha coordinato importanti indagini contro la criminalità organizzata – dopo un periodo nel pool antimafia di Roma.

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