Inflazione, caro energia, guerra, e ancora i lockdown pandemia: i rischi al ribasso per la crescita mondiale sono tanti e fanno evocare al Fondo Monetario Internazionale lo spettro della recessione. L'Italia in verità è l'unico Paese G7 a veder salire, rispetto ad aprile, le prospettive di crescita per quest'anno
Inflazione, caro energia, guerra, e ancora i lockdown pandemia: i rischi al ribasso per la crescita mondiale sono tanti e fanno evocare al Fmi lo spettro della recessione. Le possibilità, infatti, “sono aumentate negli ultimi mesi” e la probabilità che uno dei paesi G7 ne venga colpita è stimata al 15%, quattro volte il suo livello abituale, e vicino al 25% in Germania. L’Italia in verità è l’unico Paese G7 a veder salire, rispetto ad aprile, le prospettive di crescita per quest’anno, al 3% anziché al 2,3%, ma scivola l’anno prossimo allo 0,7%, un punto in meno rispetto a tre mesi fa. “Notiamo un rallentamento notevole per la crescita 2023” spiega il capo economista Pierre-Olivier Gourincha, che menziona “l’impatto della crescita dei prezzi dell’energia e della forte dipendenza energetica dell’Italia, oltre che per l’inasprimento delle politiche monetarie. D’altro canto, l’economia italiana è fortemente supportata dalla crescita del turismo e dai fondi Pnrr”. Ma la fine del governo Draghi non lascia indifferenti: “La crescente incertezza politica in Italia che è cruciale perché ci sono fondi da gestire e le riforme del Pnrr. Dobbiamo sperare che le riforme vengano completate, sarebbe molto utile per l’Italia qualsiasi governo sia in carica”.
Nell’aggiornamento del global outlook, il Fmi vede arrestarsi il Pil mondiale, al 3,2% nel 2022, segnando 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile, e nel 2023 sarà invece al +2,9%, 0,7 punti in meno. Sono varie le cause: la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e la politica monetaria restrittiva per gli Usa, le chiusure e la crisi immobiliare in Cina, mentre per l’Europa pesano i declassamenti significativi, riflesso delle ripercussioni della guerra in Ucraina e dell’inasprimento della politica monetaria. Rivisto al ribasso anche il Pil della Cina a causa degli ulteriori lockdown e dell’aggravarsi della crisi immobiliare – +3,3% nel 2022 e +4,6% nel 2023, 1,1 punti in meno – e degli Stati Uniti, 1,4 punti percentuali in meno al 2,3% quest’anno e all’1% il prossimo. Giù anche l’area Euro, ferma a+2,6% nel 2022 e +1,2% nel 2023, lo 0,2 e 1,1 in meno delle precedenti valutazioni. “Domare l’inflazione dovrebbe essere la prima priorità per i responsabili politici”, ammonisce il Fmi che parla di rischi di “una diffusa insicurezza alimentare e disordini sociali”.
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