La Russia continua a ridurre le forniture di gas. E l’Italia si prepara a innalzare, se e solo se sarà necessario, lo stato di allerta da preallarme ad allarme, con una serie di contromisure da adottare da metà della prossima settimana che prevedono il razionamento delle forniture e il funzionamento a massimo regime delle centrali a carbone attive. Per il terzo giorno consecutivo, Gazprom ha consegnato meno gas di quello richiesto. “A fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato che fornirà solo il 50% di quanto richiesto (con quantità effettive consegnate pressoché invariate rispetto ieri”, ha fatto sapere il cane a sei zampe.
Al resto dell’Europa non va meglio, anzi: la Francia, La Francia, ha reso noto l’operatore GRTgaz, non riceve più il flusso dal gasdotto dal 15 giugno, quando era stato bloccato anche in Germania. Ieri la stessa decisione è stata presa nei confronti dell’Austria ed era arrivato l’alert anche per il Nord Europa. Il nodo è sempre il gasdotto Nord Stream, dove Gazprom lamenta l’impossibilità di eseguire alcuni lavori di riparazione alle turbine da parte di Siemens per effetto delle sanzioni imposte alla Russia. “Noi, come la Germania, riteniamo che siano bugie”, ha detto ieri il premier Mario Draghi parlando di un “uso politico del gas come del grano”.
Bisogna capire cosa succederà, se continueranno le riduzioni, a quale ritmo, con quali prospettive. Ovvero quello che il governo italiano e non solo vuole capire è se si tratti una prova muscolare da parte di Mosca, che rientrerà nei prossimi giorni, oppure la situazione andrà peggiorando. Per questo il comitato di emergenza, costantemente riunito e in contatto con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, si è dato 7 giorni di tempo per valutare la situazione. A metà della prossima settimana, probabilmente mercoledì, si tireranno le somme sull’andamento e le prospettive dei flussi dalla Russia e sulla situazione degli stoccaggi, al momento al 54,09%, superiore alla media europea del 52,37%. In questo momento però il gas andrebbe stoccato e non prelevato dai depositi, con l’obiettivo Ue èdi coprire almeno l’80% entro novembre, per affrontare in sicurezza il prossimo inverno.
Il punto è, come ha detto ieri Cingolani, che non possiamo essere lenti nell’intervenire ma neanche precipitosi, perché una mossa affrettata ha dei rischi per l’economia. L’innalzamento del livello di allerta da 1 a 2 – il terzo step, l’ultimo, è l’emergenza – che il comitato potrebbe suggerire la settimana prossima prevede infatti la riduzione dell’uso del gas con un razionamento per le industrie derivante da contratti interrompibili di natura commerciale. Nel piano c’è anche l’impiego di combustibili di sostituzione alternativi negli impianti industriali, il che sostanzialmente si traduce nel derogare temporaneamente alla decarbonizzazione – che resta l’obiettivo, come ribadito dal governo – mandando a pieno regime le centrali attualmente attive. La terza azione prevista è l’aumento delle importazioni, utilizzando la flessibilità dei contratti in essere. Da settimane ormai il governo lavora all’obiettivo di rendere il Paese indipendente dalla Russia entro il 2024 aumentando i flussi dall’Africa: Algeria in testa, ma anche Congo, Angola, Mozambico e Nigeria. Ma si guarda anche al Medioriente: all’inizio della settimana il premier è stato in Israele per parlare anche di questo.