Flussi dall'Algeria, rigassificatori e 2,5 miliardi di metri cubi all'anno messi da parte abbassando di un grado e riducendo di un'ora il riscaldamento di case e uffici, sia pubblici che privati. Il Ministero per la transizione ecologica illustra le sue linee guida per superare la crisi e affrancarsi dal Cremlino
Se il prossimo inverno non sarà troppo rigido ce la caveremo, anche senza i flussi di gas da Mosca, in attesa di essere completamente indipendenti dalla seconda metà del 2024. Nel giorno in cui Gazprom ha tagliato ancora i flussi sul Nord Stream a circa il 20% e l’Italia ha ricevuto 27 anziché 34 milioni di metri cubi a costi sempre più elevati, il ministro Roberto Cingolani ha presentato la strategia italiana per superare il momento critico, l’inverno 22-23, e affrancarsi dal Cremlino. In primis, gli stoccaggi, che hanno raggiunto il 71,7% – il target è il 90% a ottobre – e sono “in forte recupero”. Se ci fosse un’interruzione totale del flusso russo a inizio inverno, assicura Cingolani, “saremmo a posto fino a febbraio, poi a marzo ci sarebbe un piccolo deficit compensabile, e poi ad aprile i consumi andrebbero a calare”. Il secondo punto del piano è la diversificazione delle fonti. Intanto, spiega, i flussi dall’Algeria coprono la riduzione degli approvvigionamenti Gazprom. C’è poi il discorso dei rigassificatori, ce ne sono tre in funzione, che andranno al 100% anziché ridurre la portata in estate; ne servono altri due che verranno realizzati su piattaforme galleggianti per essere poi dismessi perché “non rinunciamo al phase out”. Per Ravenna servirà circa un anno, “siamo pronti, manca un tubo di raccordo”. Piombino può partire prima, “ora c’è un po’ di polemica, e faremo di tutto per alleviare i disagi, ma la sicurezza nazionale passa per Piombino”, taglia corto il ministro. “E’ fondamentale – ribadisce – che entrambi i rigassificazioni entrino in funzione tra il primo quadrimestre 2023 e il primo quadrimestre 2024”. Complessivamente, la ricerca di nuove forniture dovrebbe garantire un 7,5% in più nella seconda metà dell’anno, un +16,8 nel 2023, +21,4% nel 2024 e +24,6% nel 2025.
Il terzo pilastro è il piano di risparmio energetico. Circa 2,5 miliardi di metri cubi all’anno verranno messi da parte abbassando di un grado e riducendo di un’ora il riscaldamento di case e uffici, sia pubblici che privati. A questo si affianca lo sviluppo di rinnovabili onshore e offshore che dovrebbe portare circa 8 gw l’anno, risparmiando altri 2,5 miliardi di metri cubi, e lo sviluppo del biometano con potenziale di circa 2,5 bcm al 2026 in progressivo aumento dal 2022. C’è anche, nel piano, l’annunciato incremento transitorio della produzione termoelettrica a carbone o olio, equivalente ad altri due milioni di metri cubi. Il regolamento europeo sul 15% di taglio del consumo si traduce per l’Italia in un risparmio del 7%, circa 4 miliardi di metri cubi l’anno. “Non prevediamo drastiche misure di contenimento a livello industriale”, assicura il ministro che torna invece sul tema del price cap. “Paghiamo il gas un botto, è salito alle stelle anche prima che iniziasse la guerra – osserva – riteniamo che il ruolo della borsa del Gas in questo momento, in un’economia di guerra e non di mercato, non sia adeguato e il price cap diventerebbe un normalizzatore importante. Essendo l’Europa il principale compratore può permetterselo”.
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