A fare da traino, ancora una volta, sono gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici
Inflazione ai massimi da 32 anni. A maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,8% su base mensile e del 6,8% su base annua (da +6,0% del mese precedente), stando alla fotografia scattata dall’Istat che aggiorna la stima preliminare del +6,9%. “Dopo il rallentamento di aprile – il commento dell’Istituto di statistica -, l’inflazione torna ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da novembre 1990”. Vola il carrello spesa, mai così caro da 1986.
A fare da traino, ancora una volta, sono gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici: si passa da +39,5% di aprile a +42,6% a causa degli energetici non regolamentati (da +29,8% a +32,9%; per gli energetici regolamentati è stabile a +64,3%), a livello congiunturale l’incremento per i beni energetici non regolamentati è del +3,6%. “Mentre le quotazioni dei futures avevano continuato a scontare prezzi in discesa di petrolio e gas sino alla fine dello scorso anno, il conflitto ha lasciato i prezzi – non solo quelli correnti, ma anche quelli attesi – su valori molto elevati – osserva il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco -. Le ripercussioni dei rincari dell’energia sull’inflazione, che erano quindi da valutare come temporanee per le attese diffuse di effetti base che sarebbero presto divenuti negativi, sono invece divenute più persistenti”.
Le conseguenze “si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione”. Accelerano infatti i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli alimentari lavorati che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del carrello della spesa che si porta da +5,7% a +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (all’epoca al +7,2%). Su base tendenziale, per i beni alimentari lavorati si registra un aumento da +5,0% a +6,6% e a livello congiunturale si segnala un +1,3% e un +1,1% per gli alimentari non lavorati.
Secondo Assoutenti il livello dell’inflazione “rappresenta una sciagura per le tasche dei consumatori e deve portare il governo ad adottare provvedimenti urgenti a tutela delle famiglie e del loro potere d’acquisto”. E il presidente, Furio Truzzi, sottolineando l’impennata record dei prezzi dei prodotti alimentari, avverte: “Questo significa che una famiglia, solo per mangiare, deve mettere in conto una maggiore spesa in media pari a +554 euro annui”.
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +2,4% per la componente di fondo.
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