Tra il covid e la guerra: dopo due anni di pandemia ora una “gravissima crisi bellica” che mette sotto stress l’Europa. E l’Italia in particolare, con il rischio di infiltrazioni criminali, l’organizzazione degli aiuti sul fronte dell’accoglienza ai profughi, da proteggere dalla criminalità e da attacchi alla sicurezza anche attraverso la nuova frontiera cyber. “La gestione del fenomeno migratorio e delle emergenze umanitarie, come quella che ora interessa la popolazione dell’Ucraina, accanto ai compiti di Polizia di Frontiera, evidenzia un ruolo cruciale nel favorire soccorso, assistenza e integrazione”, sottolinea il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo saluto alla celebrazione del 170esimo anniversario della fondazione del corpo. Una guerra che rappresenta “un retrocedere della storia e della civiltà che mai avremmo immaginato in questo inizio di millennio”, rimarca il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, auspicando che le democrazie si mostrino “capaci di creare le condizioni affinché le conseguenze della guerra possano essere gestite limitando il più possibile l’impatto sociale di questa nuova crisi”. La preoccupazione, oltre a quella di “incertezza sul fronte economico e sociale che la guerra ha aperto, anche per i riflessi sul mercato energetico e sull’approvvigionamento di materie prime”, è legata proprio alla protezione delle famiglie provenienti dalla guerra: “Dobbiamo scongiurare, tra l’altro – dice la titolare del Viminale – che i bambini e le donne che fuggono da quei teatri di guerra, rimangano preda di organizzazioni criminali intenzionate a farne oggetto di una turpe attività di traffico”. Ed è qui che entra la “vocazione” delle forze armate, con il capo della Polizia Lamberto Giannini che avverte come “proprio quando sembra affievolirsi” la pandemia, “ci troviamo alle prese con una guerra terribile e vicina, di cui già avvertiamo le conseguenze anche all’interno delle nostre comunità”, definendo il conflitto tra Russia e Ucraina “una violenza brutale e oltraggiosa della dignità umana”.
Una guerra che vede peraltro schierati anche foreign fighters italiani su entrambi i fronti: “Un fenomeno che monitoriamo con grandissima attenzione. Spesso queste persone hanno pregressi in formazioni estremiste ma c’è una grandissima differenza tra quello che è accaduto in passato sul quadrante siro-iracheno”, precisa Giannini, chiarendo che comunque “non stiamo parlando di numeri alti”. Richiede molta più attenzione il fronte della cybersecurity, per la quale il Pnrr ha già previsto 620 milioni di euro oltre ai fondi destinati agli enti locali, vista come ulteriore sfida “da raccogliere in collaborazione con le Forze di Polizia di altri Paesi”, secondo Sergio Mattarella. Da qui la necessità di mettere al sicuro aziende e Pa da attacchi e intrusioni informatiche, che con la guerra in Ucraina hanno conosciuto una preoccupante ascesa: “Dapprima la pandemia e oggi la guerra hanno, inoltre, fatto accrescere il livello di guardia dinanzi al rischio di attacchi cyber alle nostre infrastrutture critiche, soprattutto quelle che operano in ambiti sensibilissimi, come la comunicazione e l’energia”, specifica Lamorgese, ribadendo che “di fronte a simili minacce, sono necessari grandi investimenti”. A proposito dei quali, il ministro dell’Interno conclude avvertendo: “È indispensabile non arretrare rispetto al contrasto della criminalità organizzata, anche per scongiurare il rischio di interferenze nella gestione delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza, una grande occasione – come è stato detto – per il nostro paese. Lo sviluppo economico trova, infatti, nel bene immateriale della sicurezza un potente alleato”.