5 arresti a Bari per “lesioni gravissime e permanenti e detenzione di armi, aggravati dall’aver agito con modalità e per finalità mafiose”: operazione antimafia dei Carabinieri contro il clan di Cosola. Due fatti di sangue, vicini tra loro temporalmente, sarebbero scaturiti proprio a seguito del vuoto di potere creatosi dalla decisione di collaborare con la giustizia del capo. Tale decisione avrebbe sconvolto gli equilibri dei sodali, soprattutto quelli che, per vicinanza camorristica e fedeltà indiscussa all’ormai ex boss, ritenevano essere i naturali eredi al vertice del clan. Detta pretesa non sarebbe stata riconosciuta da quella parte del clan che godeva anch’essa di alta considerazione camorristica, ma soprattutto di un vincolo parentale con tutta la famiglia di Cosola. Proprio in virtù di detta fibrillazione ed attese le risultanze investigative già raccolte in quel periodo storico dalla DDA e dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bari, nell’ambito dell’indagine Attila, nel successivo mese di dicembre si procedette all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, con la quale venne decapitato il braccio armato del clan e vennero spente sul nascere le rivalità per l’ascesa al potere.