In meno di un'ora il cielo ha scaricato 108 millimetri di pioggia. La terra dei boschi, arida per la siccità, non è riuscita a trattenere le precipitazioni lasciando andare a valle una colata di fango
In meno di un’ora il cielo ha scaricato sulla val di Fassa 108 millimetri di pioggia. Una vera e propria bomba d’acqua. La terra dei boschi, arida per la siccità, non è riuscita a trattenere le precipitazioni lasciando andare a valle una colata di fango. Mazzin, Sen Jean, Pozza, Vigo e Pera i paesi più colpiti. La furia della perturbazione non ha risparmiato la statale delle Dolomiti, case, residence e alberghi. Il fiume di melma è arrivato ovunque: 213, tra turisti e residenti, sono stati evacuati da vigili del fuoco e Protezione civile del Trentino.
“Dobbiamo andare indietro di 36 anni per ricordare un evento simile”, racconta il sindaco di Mazzin, Fausto Castelnuovo, che è stato in prima linea con decine di volontari, 250 pompieri e tecnici geologi della Provincia per ripulire scantinati, garage e strade. “Ci vorranno giorni per sistemare gli edifici danneggiati”, rimarca il capo della Protezione civile, Raffaele De Col, che ha coordinato le operazioni di brillamento di un gigantesco masso pericolante che minacciava l’abitato di Muncion. Dopo la tregua della mattina, in val di Fassa ha però ripreso a piovere. Ed è scattata una nuova allerta meteo. “Speriamo che la perturbazione non sia della stessa intensità di quella di ieri – dice il presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti -. Ora la situazione è comunque sotto controllo. Anche i due alberghi che nella serata di ieri erano stati chiusi tra poche ore potranno riprendere l’attività.Riaperte anche tutte le strade di collegamento. Gli evacuati potranno tornare in residence e abitazioni entro sera. Certo, non ci voleva. Ma, ancora una volta, il sistema della Protezione civile del Trentino ha dimostrato tutta la sua efficacia. Agli uomini e le donne della catena del soccorso il nostro ringraziamento”.
Per l’ispettore dei vigili del fuoco della val di Fassa, Alessandro Pellegrin, “questa pioggia ha modificato la morfologia del territorio, non era più come lo conoscevamo noi. Eravamo in pericolo anche solamente a pestare il terreno sconosciuto”. Se a valle si sta lentamente tornando alla normalità, con i droni dei vigili del fuoco che continuano a monitorare i livelli dei torrenti e delle pareti rocciose impregnate d’acqua, in quota l’associazione dei rifugisti è ancora al lavoro per mettere in sicurezza i sentieri spazzati via dalla pioggia. “Il sentiero Pale Rabbiose è franato in più punti e le vie d’accesso alla val Duron sono chiuse – scrivono i gestori dei rifugi -. Il sentiero di passo Antermoia è aperto con una traccia provvisoria. Stiamo lavorando per sistemare tutto al meglio ma raccomandiamo a tutti di intraprendere i percorsi solo dopo aver chiesto informazioni su condizioni meteo e delle ferrate ai rifugisti”.
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