Il neo segretario con i suoi 46 anni è il leader dei metalmeccanici più giovane degli ultimi 30 anni
E’ Michele De Palma il successore di Francesca Re David alla guida delle tute blu della Cgil. L’assemblea nazionale della Fiom lo ha eletto segretario generale con 164 voti favorevoli su 176 totali. Subentrato alla ex segretaria, che lunedì scorso è entrata a far parte della segreteria nazionale della Cgil, De Palma con i suoi 46 anni è il leader dei metalmeccanici più giovane degli ultimi 30 anni. Un elemento certamente non casuale, anzi. Il segretario generale Cgil, Maurizio Landini, ha evidenziato come il “rinnovamento della classe dirigente delle categorie” è la manifestazione del fatto che il sindacato vuole allargare la rappresentanza alle nuove generazioni “alle quali servono futuro e certezza”. De Palma è giovane quindi, ma non inesperto: nel corso degli anni ’90 ha avuto esperienze e responsabilità nei movimenti studenteschi, politici e culturali per la giustizia sociale fino a ricoprire l’incarico di componente della segreteria nazionale del Prc. Alla Fiom è approdato nel 2008, quando è stato chiamato a Reggio Emilia con la responsabilità di aziende di diversi settori. Nel 2012 – gli anni della vertenza Fiat – gli è stata poi affidata la gestione del settore automotive. È stata proprio Re David, nel 2017, a proporlo alla segreteria nazionale della Fiom, con il compito di coordinare le politiche contrattuali, del settore della mobilità e di responsabile dell’ufficio sindacale nella stagione che ha visto i rinnovi dei contratti nazionali dei metalmeccanici.
La sua prima sfida – la più difficile, a suo dire – sarà “essere all’altezza della Fiom. I metalmeccanici “sono la parte migliore di questo paese”. Un paese che però sembra aver dimenticato le industrie, ha affermato De Palma, sottolineando che invece “se vogliamo fare una transizione ecologica e sociale dobbiamo partire proprio dai metalmeccanici”. Certamente i dossier aperti sul tavolo del neo-segretario sono tanti. A partire dall’annosa questione dell’Ex Ilva che solo poche settimane fa ha visto naufragare il dialogo tra Acciaierie d’Italia e sindacati in un mancato accordo sulla procedura di cassa integrazione straordinaria richiesta dall’ex gruppo Ilva per 3mila dipendenti, di cui 2.500 a Taranto, per riorganizzazione aziendale. Sul punto De Palma è stato chiaro: non investire sui lavoratori e sulla città di Taranto, come su quelle in cui sono situati gli altri stabilimenti siderurgici, significa “commettere un torto all’intero sistema Paese”. Ad oggi però è mancato il confronto “che si sarebbe dovuto determinare con tutti gli attori che hanno stipulato l’accordo” quando invece era necessario per “immaginare la transizione e il rilancio della produzione dell’acciaio”, il cui costo, oggi, insieme alla mancanza di materiali che arrivavano dall’estero, “sta mettendo in crisi la catena di valore metalmeccanica”, ha detto. Linea dura invece sul fronte degli incidenti sul lavoro: “dove si determinano infortuni la Fiom fermerà la produzione in quegli stabilimenti e ci costituiremo parte civile in tutti i processi”. Proposito battagliero, a cui però De Palma affianca anche un lavoro sotterraneo, culturale, annunciando che il sindacato porterò avanti “una campagna nelle scuole contro gli infortuni sul lavoro perché è lì che bisogna imparare i diritti”, ribadendo poi la necessità di investire nella prevenzione di infortuni e malattie professionali nel contratto nazionale, puntando sulla formazione e sulla valorizzazione di Rsu e Rls. Un programma ampio, quindi, orientato al “binomio pace e lavoro”. Laddove la guerra distrugge, “il lavoro crea”. Un impegno che il sindacato porterà sia nelle assemblee in tutti i luoghi di lavoro, sia fuori. La discussione è “difficile”, conviene De Palma, ma aggiunge anche “quando bisogna prendere posizioni controcorrente la Fiom c’è”.
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