Il Covid-19 ha messo in ginocchio molti settori ma non quello dell’industria nautica e, anzi, l’ha spinta vicinissima a livelli record per volume di produzione e fatturato. Sono le stime di Confindustria Nautica, basate sui dati al 2021 – ancora in corso di elaborazione – che verranno presentati al Salone Nautico di Genova in programma per settembre. “Il 2021 è stato un anno eccezionale: la crescita che avevamo stimato l’anno precedente era tra il 24 ed il 30% circa e saremo nella parte alta della forchetta, quindi vicini al 30%. Se così fosse, dovremmo raggiungere la soglia dei 6 miliardi di fatturato, ossia il dato che avevamo avuto negli anni d’oro 2007-2008. Il massimo storico”, ha spiegato a LaPresse il responsabile dell’Ufficio studi, Stefano Pagani. Un vero e proprio boom quindi, che affonda le radici non solo nella qualità della produzione nazionale, ma anche in un cambio di atteggiamento impresso dalla pandemia: “Le caratteristiche intrinseche della barca, che permette il distanziamento sociale ma in un ambiente bellissimo com’è il mare o in generale l’acqua, ha avvicinato al settore nuovi armatori. Molte persone hanno sperimentato un nuovo modo di stare in vacanza, molti altri sono ritornati, invece, a utilizzare le barche dopo tanto tempo”. Per avere dei numeri sul 2022 è ancora presto ma “sicuramente la situazione proseguirà bene, fino almeno al 2023”, assicura Pagani. A trainare con decisione tutto il settore è senza dubbio l’export: “Per l’anno che si conclude a marzo 2022, avremo raggiunto il massimo storico dell’export di unità da diporto: 3,5 miliardi di dollari da marzo 2021”. Un dato significativo perché la nostra è “un’industria basata sull’export. Le nostre barche sono apprezzate ovunque a livello globale, soprattutto per l’artigianalità italiana. Il dato export – fa presente infatti Pagani – rappresenta l’86% del totale del fatturato del comparto”. A dominare il mercato è la nautica di lusso: a livello globale, il 50% della produzione di super-yacht è made in Italy. La produzione di barche entro i 12 metri, usate perlopiù dalla classe media, è una componente altrettanto fondamentale, soprattutto per il turismo nautico. Aver toccato cifre record incide positivamente anche sul prossimo futuro: “i nostri cantieri hanno un order book che arriva al 2025-2026” annuncia il responsabile dell’Ufficio studi. E quindi se anche nei prossimi anni non si avranno picchi di crescita pari al 30% la produzione, anche se in modo più contenuto, “continua a crescere”. Forte di una buona salute, l’industria nautica può concentrarsi – come tutta l’industria in generale – sulla questione ambientale. Sono gli armatori stessi a chiedere barche più attente all’ambiente, “è diventata una richiesta che arriva da chi compra”, osserva Pagani. Da qualche anno infatti sono in corso ricerche per minimizzare i consumi e il settore, sia quello delle barche piccole che dei super-yacht, si è “lanciato” verso nuove tipologie di propulsione, iniziando a usare sistemi ibridi attaccati alle batterie per eliminare emissioni acustiche e gassose e aumentando l’uso dei motori elettrici fuori bordo . Una nuova attenzione all’ambiente che riguarda tutte le aziende che ruotano attorno alla propulsione e alla motorizzazione e che si riflette nelle vetrine dei saloni nautici: a quello di Genova “ci sarà tutta la nuova produzione per la prossima stagione con le anteprime dei prodotti e sarà ben visibile tutta l’innovazione applicata nel settore”, assicura l’Ufficio studi.