“Da ottobre ad oggi, in tutta la regione Marche, hanno chiuso oltre 2.700 aziende (-1,8%). Nel Fermano, la crisi riguarda soprattutto gli artigiani terzisti”. Così Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche, che snocciola dati preoccupanti riguardo alla produzione delle imprese marchigiane. Sono tante, quasi 3.000, quelle che non ce l’hanno fatta e che hanno dovuto chiudere, da ottobre ad oggi. Tra quelle che resistono, ci sono comunque imprese in difficoltà, che hanno visto triplicare i costi delle materie prime già in autunno, con la coda della crisi pandemica e che ora fanno i conti con il mercato russo bloccato dalla guerra in Ucraina.
Stando ai dati della Uil Marche, 364 aziende artigiane hanno fatto richiesta di ammortizzatori sociali nel mese di marzo; di queste, oltre 120 sono della provincia di Fermo e ben 83 lavorano nel calzaturiero e nel tessile, il comparto che oggi soffre di più. In totale, dall’inizio dell’anno, nelle province di Fermo ed Ascoli Piceno, sono state autorizzate oltre 1 milione di ore di Cig (Cassa Integrazione Guadagni) tra ordinaria, straordinaria e in deroga. Circa il 70%, è stato richiesto da aziende del tessile, dell’abbigliamento e del calzaturiero. Un’incidenza, che nel mese di marzo, è salita all’82% delle 347mila ore autorizzate.
“Chiaro che gli ammortizzatori sociali, in un momento come questo, sono uno strumento indispensabile – dichiara Mazzucchelli – e parliamo di ammortizzatori sociali universali, con una particolare attenzione alle aziende artigiane, che subiscono più di altre, queste crisi. Certo è che, per quanto riguarda le misure di sostegno alle aziende, queste non possono essere date a pioggia. Lo si è fatto nell’emergenza Covid, quando si è dovuto agire con urgenza, ma va assolutamente evitato e combattuto il fenomeno che vede realtà parassitarie, le quali assorbono gli aiuti per poi delocalizzare una volta che essi sono terminati”. “Inoltre – continua la segretaria generale della Uil Marche -, ribadiamo che gli extra profitti, generati nell’emergenza pandemica, debbano essere tassati. È una questione di equità. Ci sono aziende che hanno guadagnato tanto dalla crisi pandemica, ma altre che si sono impoverite: riteniamo che queste debbano essere aiutate per un ritorno alla normalità”.