Le schede elettorali sono state consegnate e in Gran Bretagna è scattato il conto alla rovescia: i circa 160mila membri del partito conservatore che hanno il potere di scegliere il prossimo leader Tory e premier britannico hanno tempo fino al 2 settembre per votare. Il vincitore verrà annunciato il 5 settembre. La campagna elettorale intanto è degenerata in una battaglia senza esclusione di colpi tra i due candidati rimasti in lizza. Liz Truss, ministra degli Esteri, è data per favorita dai sondaggi e ha ricevuto il sostegno di numerosi pezzi grossi del partito. Anche il premier uscente Boris Johnson tifa per lei: pare che dietro le quinte dichiari scherzosamente che intende appoggiare il suo successore, “chiunque ella sia”. Non nutre simpatia per l’ex cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, che dando le dimissioni il mese scorso aveva fatto scattare l’effetto domino che ha portato all’uscita di decine di ministri e poi forzato il premier a lasciare l’incarico.
Truss e Sunak stanno girando il Paese in lungo e in largo per incontrare gruppi di membri del partito conservatore e convincerli a mettere la croce sul loro nome. Truss insiste che la sua strategia di tagliare le tasse invece di “fare l’elemosina” alla gente con sussidi straordinari potrà rilanciare l’economia britannica in crisi, e accusa Sunak di essere “un socialista che porterà il Paese alla recessione”. Sunak invece dichiara che aiutare la gente in momenti di crisi senza precedenti, come aveva fatto durante la pandemia, è la cosa giusta e che sarebbe irresponsabile tagliare le tasse prima di avere riportato l’inflazione sotto controllo. Le promesse di Truss sono “facilonerie fantasiose”, secondo l’ex cancelliere, e porteranno sicuramente i conservatori a perdere “disastrosamente” le prossime elezioni politiche.
Mentre i due litiganti combattono, i cittadini britannici sono sempre più preoccupati per l’aumento del costo della vita e in particolare delle bollette, che per una famiglia media passeranno dalle 1.900 sterline di aprile a oltre 4.200 sterline annue a gennaio. Secondo l’opposizione entrambi i candidati premier “vivono in un mondo parallelo”. Johnson, il cancelliere Nadhim Zahawi e il ministro per gli affari economici Kwasi Kwarteng hanno incontrato i capi delle maggiori società energetiche, ma non c’è stata un’intesa su come arginare l’impennata dei costi. Il premier ha ribadito che non intende prendere alcuna iniziativa a breve perchè ogni decisione su questioni importanti va lasciata al nuovo leader. Governo balneare a Downing Street, quindi: sarà stallo su tutti i fronti fino a settembre.