4 le oasi italiane interessate: Vanzago (MI), Valtrigona (TN), Macchiagrande (RM) e Monte Arcosu (CA)
Tutelare la biodiversità italiana, ridurre le emissioni, restituire spazio alla natura ed educare i cittadini al suo rispetto: questi gli importanti obiettivi che WWF si è posto dando vita a ReNature Italy, la più grande campagna mai avviata per favorire la rinaturazione su vasta scala in Italia. Un impegno condiviso da Procter & Gamble, che, nell’ambito del programma di cittadinanza d’impresa “P&G per l’Italia”, dallo scorso anno sta sostenendo il WWF in un’ampia azione di ripristino di habitat distrutti o degradati su circa 1 milione di mq di aree verdi dislocate in tutto il Paese tra 4 delle più belle oasi WWF in Italia: quelle di Vanzago (Milano), Valtrigona (Trento), Macchiagrande (Roma) e Monte Arcosu (Cagliari). Con un impatto già visibile non solo negli spazi verdi ripristinati, ma anche, e per la prima volta in assoluto in Italia, quantificabile in numeri. Oggi, infatti, in occasione delle Giornate delle Oasi, WWF e P&G Italia hanno presentato i risultati della prima misurazione dei servizi ecosistemici delle Oasi derivati dai primi mesi di azione di ReNature Italy, che dimostra il successo di questi interventi. Per valutare scientificamente il valore generato da alcune delle principali tra le 100 Oasi in Italia, il WWF si è affidato agli esperti di Etifor, spin off dell’Università di Padova specializzato nella quantificazione dei servizi ecosistemici secondo standard all’avanguardia.
In particolare, sono stati misurati dati relativi a cinque servizi ecosistemici: il sequestro e mantenimento del carbonio, essenziale per contrastare la crisi climatica in atto; la conservazione della biodiversità, sia in termini di conservazione della diversità di specie che di ripristino delle caratteristiche di naturalità delle foreste; il mantenimento della qualità dell’acqua; e infine il mantenimento di aree importanti per i loro valori ricreativi e di turismo. Nelle tre Oasi fin qui analizzate, Valtrigona (Trento), Macchiagrande (Roma) e Monte Arcosu (Cagliari), i risultati preliminari sono più che incoraggianti: innanzitutto per la conservazione di specie chiave per gli ecosistemi forestali, quali il lupo o il cervo sardo, che nell’Oasi di Monte Arcosu, per esempio, è presente con ben 1.280 individui stimati nel 2019, in aumento del 46% dagli 875 stimati nel 2000, nei ben 3.600 ettari di habitat idoneo alla specie.
La quantificazione dello stoccaggio di carbonio, basata su una combinazione di metodi di campo e dati satellitari per calcolare la biomassa legnosa, nei circa 4.500 ettari valutati è risultata di oltre 166 mila tonnellate di carbonio, equivalente ad oltre 600 mila tonnellate di anidride carbonica (CO2) equivalente stoccata, con punte di quasi 300 tonnellate per ettaro. Il valore complessivo corrisponde alle emissioni medie annue di anidride carbonica prodotta in un anno da circa 500.000 auto. Ma ecosistemi in salute contribuiscono anche alla disponibilità di acqua dolce di qualità, garantendo presenza di sali minerali ma contenendo naturalmente quella di patogeni ed inquinanti, come confermato ad esempio dalle analisi condotte nelle sorgenti presenti all’interno dell’Oasi Dynamo (Oasi affiliata WWF, gestita dall’omonima azienda agricola promossa da Fondazione Dynamo, che ha scelto di partecipare al fianco di WWF in questo percorso di valutazione).
Infine, le Oasi rappresentano una destinazione unica in cui le persone possono recuperare un contatto diretto con la natura, abbassare i propri livelli di stress e scoprire, grazie agli esperti WWF, l’importanza della conservazione della biodiversità. Nelle sole tre Oasi analizzate, negli ultimi 3 anni sono stati in media oltre 40.000 i visitatori che hanno potuto fruire di questi valori. Esempio tra tutti è l’Oasi Bosco di Vanzago, una Riserva Naturale nella campagna fortemente antropizzata a pochi passi da Milano. Qui, grazie ad interventi di rinaturazione, sono state create nuove zone umide di importanza europea (habitat 3150 – Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition) che ospitano decine di specie animali e vegetali, alcune delle quali rarissime come la Marsilea quadrifolia.
La messa a dimora di nuovi alberi ha consentito l’aumento della superficie forestale, andando a rafforzare habitat tipici della Pianura Padana quali i Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli (habitat 9160), che ospitano un importante nucleo di caprioli, simbolo dell’Oasi, mentre interventi per ricreare siepi e filari hanno aumentato la biodiversità degli ecosistemi agricoli e vacche autoctone mantengono aperti importanti habitat prativi. Nel mentre, l’istituzione di un centro di recupero per la fauna selvatica (CRAS) consente di accogliere e recuperare ogni anno oltre 4.000 esemplari di fauna autoctona, molti dei quali appartenenti a specie protette, di cui più della metà nel 2021 è stata in grado di tornare in natura.
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