La pioggia che è caduta nelle ultime ore sulla Pianura Padana pare aver allentato – almeno temporaneamente – la presa della siccità. Ma l’allerta resta: nel corso dell’inverno si è verificato un lunghissimo periodo di aridità, durato oltre 110 giorni trascorsi senza precipitazioni intense ed omogenee.
Non è la prima volta che negli ultimi 20 anni l’Italia si trova ad affrontare un periodo di siccità. Situazioni analoghe si sono già verificate nella primavera-estate 2003, poi nel 2006-2007, nel 2011-2012. C’è stato poi un ulteriore periodo di siccità nel 2016-2017.
Anche le precipitazioni di queste ultime ore non basteranno a superare l’emergenza. L’impoverimento progressivo delle falde sotterranee nei mesi scorsi ha caratterizzato un fenomeno di immediato e quasi totale assorbimento nel sottosuolo delle piogge. I livelli superficiali, invece, rimangono sotto la media stagionale.
Una situazione che è stata ben fotografata dall’ultimo bollettino diramato la scorsa settimana dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po. Si parla di una condizione “estremamente deficitaria” per la quantità di risorsa idrica presente e stimata.
Anche la portata del ‘Grande fiume’ è molto al disotto dei livelli stagionali in quasi tutte le stazioni di rilevamento. Lo dimostra il fatto che a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, la portata sia inferiore del 52% rispetto alla soglia prevista per il mese di aprile. Ma anche più a Nord la situazione è analoga. Ad aggravare la situazione, il fatto che i grandi laghi alpini “non abbiano innalzato, se non solo poco sensibilmente, le proprie capacità di invaso” anche per via della scarsità di neve nell’inverno. Anche gli affluenti del ‘Grande fiume’ sono meno ricchi di acqua rispetto ad altri anni.
Gli effetti sulla vita quotidiana non hanno tardato a farsi sentire. Prima il Piemonte e poi in Lombardia, in alcuni comuni del Varesotto e del Bresciano, è scattata l’emergenza sull’acqua potabile. Si è rimediato con l’invio di autobotti, ma è chiaramente una soluzione di corto respiro.
Le conseguenze dell’aridità invernale pesano anche sull’agricoltura. Per alcune colture, come il grano, la stagione è già partita e c’è bisogno di irrigare costantemente: per farlo però servono riserve idriche, che si stanno esaurendo. La gran parte del comparto agricolo “è stato quindi costretto a far slittare le semine di due settimane”.
A risentire della situazione, anche la produzione energetica, proprio in un momento maggiore domanda. Anche alcune centrali idroelettriche al sono ferme perché non hanno abbastanza acqua per fare girare le turbine. L’osservatotio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po si riunirà agli inizi di maggio per fare un punto della situazione e studiare eventuali misure in vista dell’estate.