Il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni dai carabinieri il giorno dopo aver accompagnato in Svizzera la donna malata terminale di tumore
(LaPresse) “Mi recherò dai carabinieri per raccontare che tipo di aiuto ho fornito a Elena, aiuto senza il quale non le sarebbe stato possibile giungere in Svizzera, l’aiuto nell’accompagno, nell’interpretazione delle ultime ore”. Lo dice il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, poco prima di auto denunciarsi ai carabinieri di Milano per l’aiuto fornito ad una donna malata terminale di 69 anni, morta ieri in una clinica svizzera col suicidio assistito. “Spiegherò ai carabinieri – continua Cappato – che per le prossime persone che ce lo chiederanno, se sarà necessario, se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche loro”. “Sarà la giustizia italiana a stabilire se questi sono reati, se c’è una discriminazione insopportabile, come noi riteniamo con l’associazione Luca Coscioni, tra malati che comunque soffrono una sofferenza insopportabile all’interno di una patologia irreversibile ma che non sono attaccati a una macchina, e i malati che lo sono”, prosegue l’ex Radicale. “Si tratta di lasciare le persone libere fino alla fine, questo noi lo consideriamo un dovere, sarà la giustizia a dire se finalmente potrà diventare un diritto”, ha concluso Cappato.
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