Bruxelles sembra avallare ambiguità: se primo pagamento resta in dollari o euro, l'eventuale apertura di secondo conto in rubli non conta
L’Ue mantiene la sua linea sul pagamento del gas russo in rubli. E lo fa ripetendo come un mantra che pagare nella moneta di Mosca costituisce una violazione delle sanzioni e dei contratti con il colosso russo Gazprom. Non solo: le aziende europee – dicono da Bruxelles – stanno pagando in euro o in dollari, come previsto dal contratto. L’annuncio di Eni di aver aperto un secondo conto in rubli non desta pertanto preoccupazioni, anche se a prima vista ciò potrebbe sembrare contraddittorio. In realtà il messaggio che arriva da Bruxelles si spiega solo con un’interpretazione: per noi conta il primo pagamento e quello avviene in euro o dollari, come da contratto, mentre l’apertura del secondo conto in rubli presso Gazprombank non conta. E’ il pagamento in rubli che è vietato, non l’apertura di un conto nella valuta russa che, a quanto pare, non è proibito da alcuna normativa Ue. Ed è per questo che il premier Mario Draghi aveva parlato di “zona grigia”. Quello che non è ammesso sono le transazioni con la Banca Centrale russa, colpita da sanzioni, e la via di Eni è stata quella di affidare a un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli, che saranno svolte da entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa. In sostanza Eni è stata molto trasparente nella sua comunicazione, cosa che non sappiamo sia avvenuta con le altre compagnie energetiche europee, se è vero che circa la metà delle 54 aziende, grandi, medie e piccole, che hanno accordi con Gazprom Export ha aperto conti per effettuare pagamenti secondo la nuova modalità stabilita dalla Russia, cioè in rubli, stando a quanto riferito dal vice primo ministro russo, Alexander Novak. Cosa rivelata anche da Draghi una settimana fa: “La maggior parte degli importatori di gas – aveva affermato – ha già aperto conti in rubli con Gazprom”.
Il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, ha ribadito la linea, correggendo le interpretazioni date dalla stampa delle parole del commissario Paolo Gentiloni di ieri. “I pagamenti delle compagnie europee avvengono secondo questi contratti, in euro e in dollari, e questo non costituisce una violazione delle sanzioni”, aveva dichiarato rispondendo a una domanda sull’annuncio di Eni. “Ho letto sui media che avrebbe detto che era possibile aprire un conto in rubli, non l’ha detto affatto. Quindi trovo un po’ strano che le parole di un commissario siano distorte in modo tale da dire che ha detto che le aziende potrebbero aprire un conto in rubli, non l’ha detto”, ha tuonato il portavoce della Commissione. E comunque “spetta agli Stati membri attuare le sanzioni e assicurarsi che siano applicate correttamente dalle compagnie energetiche”.
Intanto è arrivato in tempi record l’accordo tra Parlamento europeo e Consiglio Ue sulle nuove regole che obbligheranno i governi dell’Ue a riempire i loro depositi di gas di almeno l’80% prima di questo inverno e al 90% nel prossimo anno. Dopo il lancio del megapiano RepowerEu di ieri, la Commissione è tornata a fare il punto sul percorso di uscita dalla dipendenza russa degli idrocarburi. “Il gas russo sarà sostituito per la maggior parte dalle rinnovabili ma questa uscita non può avvenire da un giorno all’altro”, ha affermato la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, “Dovremmo differenziare e coprire 50 miliardi di metri cubi di gas liquido e 10 miliardi di metri cubi di gas addizionale da gasdotto attingendo ad altre fonti non russe. E’ un’azione che è iniziata nell’autunno scorso”, ha spiegato Simson alla plenaria del Parlamento europeo, annunciando “una riduzione del gas russo da gasdotto al 26% del fabbisogno Ue rispetto al 40% dell’aprile dello scorso anno”.
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