Il dossier di Kkr e della sua manifestazione di interesse per Tim, dopo un lungo stallo, registra uno stop. Ma il piano industriale/riassetto del colosso delle tlc va avanti per la sua strada, con la proposta di spacchettare le attività della società fatta dal ceo Pietro Labriola, confermato oggi in quel ruolo dal board.
L’assemblea dei soci Tim ha dato l’ok ai conti 2021 che si chiudono con una perdita netta pari a 8,3 miliardi. Ma il cda dell’ex monopolista italiano oggi ha detto anche un “no” e ha deciso infatti di non dare seguito alla richiesta del fondo newyorkese Kkr di due diligence. Il board di Tim, “alla luce della circostanza che Kkr ha ritenuto di non confermare la precedente manifestazione d’interesse e il prezzo ivi indicato, ha deliberato all’unanimità di non ritenere opportuno, in questa fase, dare seguito alla richiesta di due diligence”.
Tuttavia una nota della compagnia telefonica precisa anche che “qualora Kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva, che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria e di risparmio di Tim, il consiglio di amministrazione di Tim sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione nell’interesse di tutti gli azionisti”.
Tim fa presente poi che “Kkr, pur non essendo in grado di confermare i termini della manifestazione indicativa non vincolante, ha dichiarato di essere comunque disponibile a esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della società, dei suoi azionisti e del Paese”.
Il board, in particolare “ha esaminato la lettera ricevuta da Kohlber Kravis Roberts & Co. L.P. (‘Kkr’) lo scorso 4 aprile e ha preso atto che Kkr ha dichiarato di non essere in grado di confermare, in assenza di una due diligence, la validità della manifestazione d’interesse indicativa e non vincolante presentata lo scorso 19 novembre e i termini della manifestazione stessa, incluso il prezzo di 0,505 euro per azione”.
Kkr, si legge nella nota, “ha elencato le circostanze che hanno determinato l’impossibilita’ di confermare la potenziale operazione: il profit warning di dicembre, che e’ stato comunicato il 15 dicembre 2021, seguito dall’annuncio di risultati inferiori alle aspettative per l’esercizio 2021; le nuove guidance sul piano strategico 2022-2024, anch’esse inferiori alle attese (e significativamente più basse rispetto al broker consensus per il 2022), comunicate il 2 marzo 2022; il downgrade delle agenzie di rating con outlook negativo”.
L’ad di Tim Pietro Labriola e il presidente Salvatore Rossi nella tradizionale lettera rivolta agli azionisti in occasione della assemblea di bilancio hanno prefigurato lo scenario così: “Nel prossimo futuro ci attendono sfide importanti, siamo convinti che con il supporto di tutti gli stakeholder saremo in grado di affrontarle e di trasformarle in concrete opportunità di sviluppo e crescita”.
Ricordando che il piano industriale al 2024 prevede la creazione di entità di business separate e focalizzate l’una (Servco) sulle attività dedicate alla fornitura e vendita di servizi alla clientela finale (affari e residenziali) e l’altra (NetCo) sulle attività più prettamente infrastrutturali (sviluppo e manutenzione rete e fornitura servizi wholesale agli altri operatori) Labriola e Rossi sottolineano che “il piano definisce un modello di sviluppo confacente alle caratteristiche di ciascun segmento così da garantire massima flessibilità e specificità delle azioni che saranno intraprese al fine di valorizzare al meglio le rispettive potenzialità in termini di innovazione, redditività e creazione di valore”.
La road map è tracciata. “La fattibilità e la definizione del progetto di separazione prevista dal piano avverrà entro l’estate”, assicurano i due manager. In questi giorni poi Tim ha reso noto di aver avviato trattative con CDP Equity, azionista di maggioranza di Open Fiber, per l’integrazione tra le due reti.
Tim ha anche confermato il rilancio delle attività in Brasile e il lancio del 5G. E il titolo reagisce bene, con +2,16% a 0,312 euro, a chiusura degli scambi a Piazza Affari,prima della notizia dello stop a KKr. Ora comunque fra le offerte del mondo dei fondi private equity in campo c’è quella di Cvc.