“Qualsiasi attacco a una centrale nucleare è suicida”. E’ l’avvertimento lanciato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, dopo gli ultimi bombardamenti che hanno colpito la centrale ucraina di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. La Russia e l’Ucraina hanno continuato ad accusarsi reciprocamente dell’attacco. Mosca ha affermato che bombardamenti ucraini hanno causato un sovraccarico di energia e un incendio, costringendo il personale a ridurre la produzione di due reattori, mentre Kiev ha accusato le truppe russe di immagazzinare armi nell’area.
Gli esperti nucleari hanno avvertito che ulteriori bombardamenti sulla centrale, conquistata dalla Russia all’inizio della guerra, sono pericolosi. E il Cremlino ha fatto eco a queste dichiarazioni affermando che gli attacchi ucraini potrebbero creare conseguenze “catastrofiche” per l’Europa. Il portavoce dell’intelligence militare di Kiev, Andriy Yusov, ha replicato che le forze russe hanno piazzato esplosivi nell’impianto per prevenire una prevista controffensiva ucraina nella regione. “Se non è così”, ha aggiunto Yusov, “i russi possono fare un gesto di buona volontà e consegnare il controllo dell’impianto a una commissione internazionale e all’Aiea, se non ai militari ucraini”. Mosca ha risposto dicendosi pronta ad assistere la dirigenza dell’Agenzia Onu nell’organizzazione di una visita alla centrale nucleare.
Intanto il leader filorusso della regione di Zaporizhzhia, Yevgeny Balitsky, ha firmato l’ordine di tenere un referendum sulla riunificazione dell’area con la Russia. Il documento è stato siglato nell’ambito del forum ‘Siamo insieme alla Russia’, che si svolge a Melitopol. I 700 delegati presenti hanno tutti alzato la mano all’unanimità per dare il loro assenso alla proposta. “Sono i residenti” a volere i referendum di annessione, “non siamo noi a tenerli”, ha detto il Cremlino dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito che se ci saranno le votazioni i negoziati “moriranno”. Riguardo invece alla possibilità di un incontro tra il leader ucraino e Vladimir Putin, il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha affermato che al momento non ci sono i presupposti per tenerlo.
Un segnale di speranza è arrivato invece sul fronte dell’export di grano. Una delle navi che hanno lasciato il Mar Nero dopo l’accordo di Istanbul, è arrivata in Turchia, diventando la prima a raggiungere la sua destinazione. La Polarnet, battente bandiera turca e carica di 12.000 tonnellate di mais, ha attraccato al porto di Derince dopo essere partita venerdì da Chornomorsk.
A quasi sei mesi dall’inizio della guerra a Kiev continuano ad arrivare gli aiuti dall’Occidente. Il Pentagono ha annunciato l’invio di nuovi aiuti militari per un miliardo di dollari. Si tratta, ha fatto notare il portavoce Todd Breasseale, del diciottesimo invio di materiale militare a Kiev da parte dell’Amministrazione Biden a partire dall’agosto del 2021 ed è quello più consistente finora effettuato.
Parallelamente la Banca mondiale ha annunciato un finanziamento di 4,5 miliardi di dollari che mira ad aiutare il governo ucraino a soddisfare i bisogni urgenti sorti a seguito dalla guerra. Il pacchetto comprende una sovvenzione fornita dagli Stati Uniti. “L’Ucraina ha bisogno di servizi governativi continui, tra cui salute, istruzione e protezione sociale per prevenire un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita e della povertà – ha affermato David Malpass, presidente della Banca Mondiale -. Siamo grati agli Stati Uniti e ai nostri partner per il loro continuo supporto attraverso i nostri meccanismi di supporto rapido e per la generosa sovvenzione che sosterrà notevolmente il popolo ucraino”. Il finanziamento aggiuntivo – viene spiegato – contribuirà a sostenere la capacità amministrativa e di erogazione dei servizi delle amministrazioni sia a livello nazionale sia regionale.