In un contesto ad alto valore simbolico, alla Via Crucis al Colosseo, del venerdì prima di Pasqua, Papa Francesco farà portare la croce a due famiglie, una ucraina e una russa. A loro sarà affidata la tredicesima stazione, quella in cui Gesù muore sulla croce.
Nella meditazione dedicata a questa stazione si legge: “La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore”. Inevitabilmente il pensiero si volge alla guerra e a ciò che coinvolge e sconvolge: “Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie”.
Le vittime della guerra, “fra le lacrime finite e la rabbia”, si disperano “nel non riuscire più a sentire l’amore dell’Onnipotente”. E consapevoli della difficoltà di una riconciliazione fra i loro Paesi “invocano il Signore perché parli “nel silenzio della morte e della divisione”, insegnando “a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.
Anche la quattordicesima e ultima stazione della Via Crucis, dove il corpo di Gesù viene deposto nel sepolcro, è legata alla guerra in Ucraina. Affidata ad una famiglia di migranti: “Avremmo voluto vivere nella nostra terra, ma la guerra ce lo ha impedito. È difficile dover scegliere tra i sogni e la libertà. Tra i desideri e la sopravvivenza. Siamo qui dopo viaggi in cui abbiamo visto morire donne e bambini, amici, fratelli e sorelle. Siamo qui, sopravvissuti“.