L’occidente vuole “distruggere” la Russia “dall’interno”, ma questo “non funzionerà”. Parlando a una riunione allargata del Consiglio dell’ufficio del procuratore generale, Vladimir Putin manda un messaggio preciso agli Alleati in merito a quella che – a suo dire – è l’inutilità delle sanzioni imposte. “La società russa mostra maturità, coesione, sostiene le forze armate del Paese e gli sforzi volti a garantire la sicurezza della Russia stessa e a sostenere i cittadini che vivono nel Donbass”, aggiunge. Intanto il leader del Cremlino continua con le misure “simmetriche” di espulsione di diplomatici stranieri, gli ultimi sono stati 40 membri della delegazione tedesca in Russia.
Nessun passo indietro quindi da parte di Mosca, come confermato dal vice ambasciatore all’Onu Dmitry Polyansky secondo cui, al momento, “non è possibile” un cessate il fuoco. Una posizione che Putin esprimerà anche al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in arrivo a Mosca dopo essere stato in Turchia per un incontro con il presidente Erdogan. Successivamente il Segretario dell’Onu si sposterà in Ucraina per vedere il presidente Zelensky.
Kiev non nutre molte speranze sul bilaterale, ma chiede a Guterres di “garantire” il corridoio umanitario dall’acciaieria Azovstal per i civili. Su questo punto infatti Mosca e Kiev continuano a scambiarsi accuse rinfacciandosi a vicenda il fallimento dell’evacuazione. Intanto i russi hanno colpito cinque stazioni ferroviarie sparse per l’Ucraina. Secondo Kiev ci sarebbero vittime. La Russia non nega l’attacco ma spiega che la decisione è stata presa perché le stazioni erano dei crocevia logistici per “fornire armi straniere e attrezzature militari al gruppo di truppe ucraine nel Donbass”. Secondo fonti di intelligence britannica dall’inizio del conflitto sarebbero circa 15mila i soldati di Mosca morti sul campo. Un numero enorme contando che – sempre a dire degli esperti inglesi – i russi avevano calcolato di poter raggiungere i loro obiettivi in Ucraina entro “massimo una settimana”.
Una notizia che potrebbe portare all’allargamento del conflitto giunge dalla Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldavia, dove diverse esplosioni sono state registrate vicino all’edificio del ministero della Sicurezza a Tiraspol. Secondo i media locali, si è trattato di un attacco con un lanciagranate. Non sono state segnalate vittime, ma si tratta di un episodio che potrebbe incendiare un nuovo fronte.
A Mosca infine è ricomparsa in pubblico Alina Kabaeva, ex fuoriclasse della ginnastica, e compagna del presidente Vladimir Putin. La 39enne ha preso la parola nel corso di un evento con uno sfondo dove campeggiavano diverse lettere ‘Z’. Secondo il Wall Street Journal gli Stati Uniti sarebbero stati pronti a inserire il suo nome nell’ultimo pacchetto di sanzioni, ma avrebbero cambiato idea perché – secondo quanto spiegato al giornale da alcune fonti – sarebbe stato visto dal presidente russo Vladimir Putin come un “attacco personale” che avrebbe potuto ostacolare gli sforzi per giungere alla pace.