L’Ukrainian Classical Ballet, compagnia che riunisce i cinquanta migliori solisti e ballerini provenienti dai principali teatri nazionali dell’Ucraina, sarà impegnata in una tournée in Italia. L’esordio, al Teatro Comunale di Ferrara, domani con Giselle e sabato 9 con Il lago dei cigni. La compagnia era in tour in Francia al momento dello scoppio della guerra e attualmente in Polonia. Il tour italiano non era in programma, ma è stato organizzato grazie all’impegno del Teatro Comunale e a una rete di solidarietà lanciata da Ferrara e che in poco tempo ha raggiunto anche altri 10 teatri italiani.
“Siamo riusciti a portare qui quello che serve anche se le difficoltà sono state enormi anche rispetto agli organici, c’è chi è dovuto tornare in patria per andare a combattere”, spiega in conferenza Marcello Corvino, direttore artistico Teatro Comunale di Ferrara ha dichiarato. “Putin -aggiunge- non rappresenta la cultura russa e non cadremo nell’errore di confondere bellezza con gli orrori della guerra. Vogliamo proporre la cultura e l’arte senza limiti, barriere o confini. La danza e la musica sono patrimonio dell’umanità. Ospitiamo amici ucraini senza cadere nell’errore di nazionalismi”.
Olga Golitsya, etoile, racconta la sua storia: “Sono molto felice di essere qui. Ogni ucraino adesso cerca in qualche modo di aiutare il suo popolo. Noi come ballerini di danza classica possiamo tramite quest’arte parlare di quello che sta succedendo. Le prime due settimane mi trovavo a Kiev con mio figlio di undici anni e dormivamo prima in bagno e poi in un parcheggio, ora siamo ospiti da parenti a Francoforte. Le foto del massacro di Bucha sono state scattate a 12 chilometri da casa mia e dove abitano i miei genitori che ad oggi non hanno voluto lasciare la loro abitazione anche se mia madre necessita di cure mediche. Posso aiutare il mio Paese e dare informazioni su cosa sta succedendo. Viva l’Ucraina e viva noi eroi”.
“Per noi questa tournée non era pianificata, non siamo abituati ad organizzare così in fretta i nostri spettacoli, di solito è tutto programmato da molto tempo prima, ma in questo modo, grazie agli organizzatori, possiamo far sentire la nostra voce attraverso la danza”, le parole del ballerino Iurii Kekalo.
“Abbiamo bisogno di lavorare per sostenere le nostre famiglie. Quello che vogliamo è la pace e non la guerra”, dice in lacrime Natalia Iordanov, responsabile della tournée in Europa. “Dopo la data di Napoli del 25 aprile non sapremo dove andare -aggiunge-. Le difficoltà sono state tante ma attraverso l’aiuto dei volontari siamo riusciti ad affrontarle”.
Da Bucha viene anche il direttore artistico Ivan Zhuravlov: “Allo scoppio della guerra eravamo in tournée in Europa e al nostro corpo di ballo si sono uniti molti altri ballerini -racconta-. Vogliamo continuare a lavorare dando a questi ragazzi l’opportunità di continuare a sostenere le proprie famiglie, in molti hanno chiesto asilo politico. Il nostro problema è proprio la parte organizzativa, trovare un alloggio e una sala dove il corpo di ballo può continuare a svolgere l’attività lavorativa. Spero che a questa iniziativa si uniscano altri teatri. Altri ballerini sono rimasti in Ucraina e devono ancora uscire dal Paese, molti non vogliono andarsene nella speranza che presto questa guerra finisca”.
Dell’iniziativa parla anche Moni Ovadia nella veste di direttore generale del Teatro Abbado. “Sapevamo poco dell’Ucraina prima della guerra. E’ un Paese con una cultura straordinaria che ha dato anche un contributo fondativo alla cultura russa. Alla città di Odessa -sottolinea- ho dedicato un intero spettacolo, è una città di grande tradizione di cultura popolare, gli odessiti chiamano la loro città ‘mamma’. Credo alla necessità vitale di ripudiare tutte le guerre subito”.